domenica 4 febbraio 2018

Marianne Liebe Brandt, la designer del Bauhaus che inventò la Kandem

Autoritratto, 1929
Il nome di Marianne Liebe Brandt forse ai più non dirà nulla, ma gli oggetti che ha creato quasi un secolo fa sono conosciuti un po' da tutti, se non altro perchè sono molto usati ancora oggi. Si tratta di pezzi di design diventati icone (gli originali sono nei musei, come il British ad esempio), nuovi tipi di apparecchi per l'illuminazione progettati a Dessau negli anni Trenta e destinati a rimanere emblematici dello "stile Bauhaus": la lampada da soffitto a globo, quella a parete con braccio orientabile, quella a saliscendi - per citare i modelli più famosi - e quella da comodino Kandem che quest' anno compie novanta anni. Prodotta dalla Korting&Mathiesen di Lipsia, la Kandem di Marianne, essenziale e compatta, rappresenta la sintesi dell'idea stessa di lampada.

Tra le prime donne ad occuparsi di design, Marianne Liebe (nata nel 1893 a Chemnitz, in Germania) riuscì a farsi ammettere alla Staatliches Bauhaus, una scuola di architettura, arte e design aperta prima a Weimar (dal 1917 al 1925), poi a Dessau (dal 1925 al 1932) e infine a Berlino (dal 1932 al 1933). Il termine Bauhaus era stato ideato da Walter Gropius e richiamava il termine medievale Bauhütte che indicava la loggia dei muratori: lì Marianne (che cambiò il cognome in Brandt dopo aver sposato il pittore norvegese Erik Brandt) ebbe come professori artisti del calibro di Josef Albers, László Moholy-Nagy, Paul Klee, e Wassily Kandinsky e riuscì a farsi assegnare - per quanto era geniale - la direzione del laboratorio di metallurgia della scuola. Cosa tutt'altro che scontata.
Perchè se è vero che Gropius sosteneva che «non ci deve essere alcuna differenza tra il sesso più bello e quello più forte» e che il Bauhaus aveva un'impronta moderna e libertaria, è altrettanto vero che la scuola era comunque vittima della mentalità fortemente maschilista del tempo: realizzare una autentica parità tra i sessi era semplicemente un passo troppo lontano.
Quando il Bauhaus aprì, nel 1917, ci furono più richieste di iscrizione da parte delle donne che da parte degli uomini, ma a molte di loro venne negato l'accesso alle lezioni e a quelle che riuscirono ad entrare venne impedito di frequentare i corsi ritenuti più importanti, quali pittura, incisione e design industriale e quindi dirottate ai laboratori ritenuti "femminili": ceramica, tessitura, rilegatura di libri.
Le studentesse del Bauhaus

Questo atteggiamento fu particolarmente forte nei primi anni, sotto la guida di Johannes Itten. Quando Gropius, nel 1923, riuscì a sostituirlo con il designer ungherese László Moholy-Nagy, la situazione migliorò per molte studentesse tra cui Gertrud Arndt, Benita Koch-Otte e Lou Scheper-Berkenkamp e pure per Marianne Liebe Brandt. Ma la situazione non si risolse mai completamente. Quando la scuola passò sotto la direzione di Mies van der Rohe, nel 1930, divenne essenzialmente una scuola di architettura e poiché questo campo era tradizionalmente chiuso alle donne, ben poche poterono affermarsi. Anni Albers, ad esempio, ci riuscì solo dopo aver lasciato la scuola e raggiunto, nel 1933, l'America, dove lavorò con successo per la Knoll e la Rosenthal. Marianne (che dal 1930 al 1933 fu responsabile del design presso Rappelwrk a Gotha) ebbe la possibilità di fare ulteriore esperienza lavorando anche per lo studio di architettura di Walter Gropius, con il compito di ispezionare il design e la fabbricazione di arredamento modulare e prodotto in serie. E a questo proposito vanno ricordati i  posacenere disegnati per Alessi nel 1924 e per centinaia di oggetti caratterizzati da linee essenziali, minimali, rigide ma incredibilmente moderne e ancora attuali a distanza di quasi un secolo.
I posaceneri della Alessi creati da Marianne Brandt

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