domenica 18 giugno 2017

Quanto horror nei quadri di Hopper!



Room in NY (1936)
Una signora sola in un bar. Il diner più famoso d'America, con la sua vetrata piena di luce contro il buio della notte. Una sigaretta fumata di fronte a una finestra aperta, lasciando che il sole penetri nelle ossa. Una coppia separata da una noia invincibile. Un cinema mezzo vuoto dove una donna aspetta l'uomo che ama. Sono tutte descrizioni di celebri dipinti di Edward Hopper, uno dei più conosciuti pittori del '900 che con apparente semplicità di linee e colori ha saputo raccontare il lato oscuro del sogno americano. Opere caratterizzate da un sofisticato gioco di luci fredde, taglienti, volutamente artificiali, e dalla drammatica incomunicabilità tra i soggetti rappresentati. La direzione dei loro sguardi e i loro atteggiamenti narrano qualcosa che lo spettatore non vede. Scene silenziose, capaci però di evocare spunti per immaginare storie.
E proprio questo hanno fatto i tredici scrittori noir che hanno firmato l'antologia appena uscita per i tipi di Einaudi, Ombre (Stile libero, pagine 304, euro 18,50).
Nighthawks
Ingaggiati da Lawrence Block, che ha avuto l'idea, gli autori hanno scelto ognuno un quadro, si sono lasciati ispirare dai personaggi e hanno dato loro corpo e respiro. Cosa che al contrario non ha mai fatto Hopper. «Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere», si giustificava l'artista famoso per la sua ritrosia nonostante il suo metro e novanta d'altezza e la forte presenza fisica. Lui si "limitava" a immortalare frammenti di vita, invitando chi guardava le opere a elaborare il resto.
Ecco allora che Stephen King ha fatto vivere i protagonisti di un dipinto di cui tiene una riproduzione in casa, Room in New York del 1936: in un salotto borghese c'è un uomo che legge il giornale e una donna che prova a suonare il pianoforte, una coppia che per dieci anni ha tentato di mettere al mondo un figlio, all' apparenza normale, che nasconde un orribile segreto proprio nella stanza che avevano destinato a quel bambino che non nascerà mai. Michael Connelly, uno dei più conosciuti scrittori americani di thriller, inventore del detective Harry Bosch del Los Angeles Police Department, invece ha scritto un racconto partendo da una delle opere più conosciute di Hopper, Nighthawks, creando una identificazione tra i personaggi della sua storia e quelli del dipinto. E ancora, tra gli altri: Joyce C. Oates che ha firmato Stanza d'albergo ispirandosi a Eleven AM; Joe R. Landsale che ha interpretato New York Movie; Jeffery Deaver che guardando Hotel by Railroad ha ricostruito in maniera sorprendente L' incidente del 10 novembre.
«Questa non è un'antologia tradizionale», avverte Lawrence Block che ha anche scritto l'ultima storia del libro partendo da Automat, un dipinto di Hopper del 1927. Alcuni dei racconti appartengono a un genere preciso, altri sfuggono a qualsiasi definizione. Alcuni emergono direttamente dalla tela, plasmando una vicenda che si incastra nella cornice. Altri scelgono un approccio più obliquo, raccogliendo lo spunto proposto dall' immagine. Si può dire che i denominatori comuni siano solo due: l'eccellenza degli autori e le suggestioni offerte da Edward Hopper.
Nel frontespizio del volume è stato volutamente inserito un dipinto dell'artista americano del 1950 Cape Cod Morning orfano di testo. L'invito al lettore è quello di guardarlo, di soffermarsi sui dettagli e di immaginare una storia. Una storia che aspetta solo di essere raccontata.

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