martedì 9 maggio 2017

Trasgressioni, lotte e libertà: la Rai degli anni Settanta vista da Francesco Vezzoli

Il 9 maggio 1978, in via delle Botteghe Oscure a Roma, viene ritrovato il corpo di Aldo Moro. Il 9 maggio 2017 la Fondazione Prada inaugura a Milano Tv70. Francesco Vezzoli guarda la Rai, un viaggio nella televisione pubblica italiana in quel decennio di trasgressione, lotte e libertà: ma anche dei tg che raccontavano le stragi, il terrorismo, i morti di Stato. «A questo non avevo pensato, ma devo dire che mi fa piacere, perché è il ricordo più intenso e insieme drammatico della mia infanzia», dice l’artista quando gli faccio notare la coincidenza delle date.
Già, la sua infanzia. Vezzoli rivendica orgogliosamente che questa mostra è un’opera complessiva sulla sua fanciullezza: «Mi prendo la responsabilità di tutto ciò che è esposto: meriti e demeriti, inclusioni ed esclusioni, perché sono i miei ricordi. Io, a esempio, se vedo le immagini del rapimento di Moro, comincio a piangere, ma è una reazione completamente inconscia, è legata alla mia memoria. Il passaggio dall’età dell’innocenza a quella della coscienza».
Tv70 è concepita come una sequenza di associazioni visive e semantiche che prende forma a attraverso un percorso espositivo - ideato da M/M (Paris) - che combina, nell’alternanza tra luce e buio, documenti immateriali provenienti dagli archivi delle Teche Rai accostati alla materialità di dipinti, sculture e installazioni. Tra esperienza individuale e mitologie collettive, l’esposizione restituisce il senso di un decennio che ha cambiato profondamente il nostro Paese individuando nell’immaginario televisivo e nel confronto serrato che questo ha avuto con gli altri aspetti della cultura italiana uno degli attivatori principali di questa trasformazione.
Del resto, durante quel decennio la Rai ripensò il proprio ruolo pedagogico contraddistinguendosi per l’alto valore culturale dei suoi prodotti (basti pensare alle collaborazioni con registi del calibro di Bertolucci, Fellini, Pasolini e i fratelli Taviani) e per la libertà dei temi affrontati. «Con questo progetto», puntualizza Vezzoli, «ho voluto realizzare un percorso rischioso e denso, duro quando l’argomento lo richiede, ma anche divertente e surreale. Un’indagine vera sul costume contemporaneo e sulle sue radici, ma con un senso critico sull’oggi. La televisione degli anni Settanta produceva riti e, di conseguenza, miti assoluti e duraturi che ancora oggi possono ispirare scelte non convenzionali».
Ecco allora la sezione «Arte e Televisione», introdotta dai Paesaggi TV (1970) di Mario Schifano, che riflette sull’impiego artistico del mezzo televisivo: programmi come Io e… e Come nasce un’opera d’arte rendono gli autori, intervistati o ripresi mentre realizzano i propri lavori (come Boetti, Burri, De Chirico, Guttuso e Pistoletto), personaggi pubblici, protagonisti della cultura popolare.
La sezione «Politica e Televisione» analizza la natura frammentaria e ossessiva dei messaggi politici degli anni ’70 attraverso gli estratti dei telegiornali dell’epoca (oltre al sequestro Moro c’è la cronaca sulla strage di Piazza Fontana, di piazza della Loggia, del treno Italicus e della Stazione di Bologna; la morte di Giangiacomo Feltrinelli e di Pier Paolo Pasolini; il rogo di Primavalle, l’assassinio di Giorgiana Masi), di programmi come Processo per Stupro e Si dice donna, e dei filmati sulle manifestazioni delle femministe che dialogano idealmente con le opere coeve di Carla Accardi, che mette in discussione la pratica artistica come prerogativa maschile e con i collage di Nanni Balestrini che manipola e demolisce i linguaggi di massa.
La terza parte, «Intrattenimento e Televisione», è introdotta dall’installazione di Giosetta Fioroni La spia ottica (1968), che si concentra sul corpo della donna come oggetto dello sguardo e del desiderio dell’altro e al contempo come soggetto attivo e cosciente. Questa sezione analizza il limite incerto tra liberazione sessuale e consumo del corpo femminile, tra affermazione politica e ribellione individuale: Vezzoli interpreta questa dinamica attraverso una visione complessa che tiene insieme estratti di programmi come Milleluci, Stryx, C’era due volte e Sotto il divano e opere di artiste quali Tomaso Binga, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano e Paola Mattioli.
Tv70, che si potrà visitare fino al 24 settembre, si conclude all’interno del Cinema della Fondazione Prada con una nuova opera di Francesco Vezzoli: Trilogia della Rai (2017), costituita da un montaggio di estratti televisivi.

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