mercoledì 5 ottobre 2016

Lo sguardo delle donne sulla storia



Le ragazze di Prima Linea
Giovanna Borgese,
Torino 1981





I colleghi delle agenzie e dei quotidiani scattavano le loro foto del processo e tornavano di corsa in redazione. Lei, invece, non avendo tempi da rispettare, poteva restare fino alla fine e scrutare i volti di quelle persone rinchiuse dietro le sbarre per cogliere con la sua macchinetta le loro espressioni di dolore, strafottenza, incoscienza. La foto Le ragazze di Prima Linea scattata da Giovanna Borgese a Torino nel 1981 è una delle 150 fotografie esposte nella mostra L'altro sguardo che inaugura oggi 5 ottobre alla Triennale di Milano e che raccoglie i lavori di sessanta fotografe italiane, di varie generazioni, realizzati nell’arco di cinquant’anni, dal 1965 al 2015. Foto collezionate con passione e competenza da Donata Pizzi come «atto politico» e che fanno il punto sulla storia della fotografia italiana al femminile, ma non solo.
Attraverso quelle immagini si leggono  i mutamenti del nostro Paese: le conquiste e le brutture, la poesia e le paure viste con gli occhi delle donne. Sì, perché anche se il mezzo è lo stesso che usano gli uomini il fine e la sensibilità sono assolutamente diversi. «L'uomo fotografa per esibirsi, la donna fotografa per conoscere», ha spiegato Giovanni Gastel, presidente dell'Associazione Fotografi Italiani Professionisti, che ha curato l'installazione multimediale con trenta interviste alle protagoniste della mostra della Triennale. Tra cui quella a Lisetta Carmi che racconta la sua amicizia con Morena, la trans protagonista di Via del Campo firmata da De Andrè,  e di come sia riuscita a fare il "ritratto" di Ezra Pound in un incontro a Sant’Ambrogio di Rapallo, nel 1966, durato appena quattro minuti nonostante la diffidenza della riuscita del servizio dell'allora direttore dell'Ansa Fusaroli che l'aveva accompagnata. A dimostrazione che c’è qualcosa che rende unici e diversi i lavori delle fotografe, perché riescono ad entrare in intimità, in relazione, con le persone, con le cose, le situazioni (la potenza delle piazze, il silenzio delle stanze, la tenerezza delle madri, la bellezza dei corpi, l’orrore delle ingiustizie) che decidono di immortalare. Per queste autrici la fotografia è un mezzo per costruire relazioni, scambi e nuove strategie di espressioni del femminile: nelle loro mani il medium fotografico è usato sia per decostruire gli stereotipi di genere insiti nel linguaggio, sia per esplorare i nessi tra corpo e identità, sia per rivendicare le istanze del vissuto a partire dalla consapevolezza che il «personale è politico».


Agnese De Donato, 
Donne non si nasce si diventa, 
1970
La mostra, nata dalla partnership tra Triennale di Milano e il MuFoCo – Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, e curata da Raffaella Perna, parte dai lavori pionieristici di Paola Agosti, Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Paola Mattioli, Marialba Russo, sino alle ultime sperimentazioni condotte tra gli anni Novanta e il 2015 da Marina Ballo Charmet, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Gea Casolaro, Paola Di Bello, Luisa Lambri, Raffaella Mariniello, Marzia Migliora, Moira Ricci, Alessandra Spranzi e numerose altre. "L'altro sguardo" si potrà visitare fino all'8 gennaio prossimo.
Lisetta Carmi, 1965

Tomaso Binga (alisa Bianca Menna),
"Bianca Menna e Tomaso Binga, Oggi Spose", 1977




Letizia Battaglia, Triplice omicidio, 1982

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