mercoledì 13 aprile 2016

Plagio o atto rivoluzionario? Il letto di Magistretti si vende al grande magazzino

Rifare, copiando alla perfezione la Gioconda di Leonardo Da Vinci, non rappresenta un atto creativo, né artistico. Se qualcuno la vendesse sarebbe accusato di plagio, oltre che di truffa. Quando però Marcel Duchamp, nel 1919, rifece tale e quale Monna Lisa aggiungendole dei baffi, una barbetta e la firmò LHOOQ («elle a chaud au cul»: si concede facilmente) compì un atto assolutamente creativo e rivoluzionario. Non era una copia e quando la espose provocò scandalo. Rivoluzionario e scandaloso può essere considerato anche il letto Max esposto da MondoConvenienza. Anche questo oggetto è tale e quale al famoso Nathalie di Vico Magistretti, uno dei più apprezzati architetti e designer del ’900, ma il dettaglio del prezzo (viene venduto ad almeno un decimo di quello griffato) è talmente provocatorio, radicale, avanzato da meritarsi un applauso. Chi ha avuto l’idea di rendere accessibile a tutte le tasche un’opera di design pregiata come quella di Magistretti non può essere perseguito, quanto piuttosto considerato un benefattore dell’intera umanità oltre che un genio. Vivere in mezzo alle cose belle non può essere una prerogativa esclusiva delle persone facoltose: tutti, avendo il gusto di sceglierle, devono goderne; tutti devono potersi circondare di oggetti belli che notoriamente migliorano la qualità della vita e della socialità.

Ovviamente non la pensa così Flou che produce il letto di Magistretti.  L’azienda, fondata nel 1978 con l’obiettivo di produrre letti di elevata qualità e introdurre una nuova «cultura del dormire», ha fatto causa a MondoConvenienza, vincendo il primo round della battaglia legale. Ma non è detta l’ultima parola. La catena di negozio di arredamento a prezzi low cost per l’appello ha chiesto a Vittorio Sgarbi una perizia per dimostrare che Max non è un plagio. Il critico dopo aver sottolineato che per lui «nessuno dei soggetti in causa produce oggetti che possano essere di per sé riconoscibili come opere d’arte» (non sono insomma né un dipinto né una scultura), rileva che «il Nathalie del 1978 non può essere considerato alla stregua di un originale plagiato, se è vero che la sua stessa ditta produttrice ha apportato, nel corso del tempo, diverse modifiche rispetto al progetto originario, e che comunque le vicinanze fra Nathalie e Max sembrano molto meno sostanziose di quanto non si sia sostenuto finora».

Vedremo come andrà a finire. Di certo ci sono le parole di Magistretti che 40 anni fa aveva sì creato con Nathalie un’opera di design individuando una nuova tipologia di mobilio - il letto tessile, sfoderabile e lavabile, con la testata rigonfia di gommapiuma - ma che si era comunque ispirato a un altro letto: Amapola, realizzato nel 1974 e pubblicizzato sulla rivista Playboy del 1977. Il grande designer vincitore di tre edizioni del «Compasso d’oro» dice: «Una cosa importante nel design è essere generosi, perché bisogna sapere che la gente può copiare... e chi se ne importa, vorrà dire che si farà un’altra cosa. È inutile fare causa o cose del genere. […] In definitiva, me lo diceva anche Cesare Cassina, le copie sono il miglior concime per l’originale. Alla fine la copia è un complimento, quindi non bisogna preoccuparsene, bisogna invece avere la percezione precisa di fare una cosa la cui caratteristica fondamentale è la ragione di esistere del design: la produzione viene fatta in grandi numeri». E spiega: «Una scatola di fiammiferi fatta in sette confezioni non servirebbe a nessuno, la produzione di fiammiferi deve essere di cinquanta milioni di pezzi al giorno. È anche una questione estetica diversa: per esempio una bottiglia di Coca-Cola è già di per sé molto bella, però se ne vedi quattromilacinquecento su un camion è una cosa stupenda, la differenza è il numero. Andy Warhol, che l'aveva capito per primo, ha fatto queste ripetizioni».

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