venerdì 20 giugno 2014

In attesa che lo Stato esamini mia figlia e mi dica se è indottrinata bene

Oggi lo Stato esaminerà mia figlia: tra un paio d'ore saprò se è stata indottrinata "bene" e se è meritevole o meno di continuare a studiare. A giudicarla sarà un rappresentante delle Istituzioni, il membro esterno, e quei professori che per tre anni le hanno imposto dei comportamenti in base a criteri alquanto discutibili, le hanno detto come poteva o non poteva vestirsi, con chi poteva o non poteva parlare, hanno fatto in modo che studiasse in base a programmi scritti al ministero, hanno mortificato i suoi interessi senza minimamente tenere in considerazione le sue necessità (conoscitive, pratiche), senza darle la possibilità di discutere se quello era per lei il miglior modo possibile per crescere e conoscere, se quello che le stavano imponendo di imparare la aiutasse nel suo sviluppo creativo, culturale, psichico di ragazzina "libera".

Del resto l'obiettivo di chi ha pensato questa scuola è quello di condizionare l'essere di questi ragazzini, i loro pensieri e le loro azioni per ottenere risultati funzionali a una società capitalista, malata, priva di futuro. L'obiettivo è quello di fare di Sofia una signorina "educata", sottomessa che  pian piano contribuisca al sistema, ne faccia parte.
Adesso è lì davanti scuola in attesa di essere interrogata e sapere se le daranno il via libera per continuare a inseguire il suo sogno di diventare un giorno una psicoterapeuta. Un'attesa che la sta logorando. Del resto ha preso sette in condotta all'ultimo quadrimestre perché ha osato rispondere "Là fuori c'è una vita" a una prof che le imponeva quindici giorni di ripasso chiusa in casa, senza vedere nessuno, senza andare in piscina ad allenarsi…
Doveva stare zitta? Qualcuno risponderà di sì. Io mi chiedo invece come si possa chiedere ad una adolescente di non uscire, di non fare sport, di non staccare un attimo dopo otto ore passate seduta dietro un banco ad ascoltare lezioni nozionistiche impartite in maniera annoiata da insegnanti demotivati, rimproverata per ogni domanda che spingeva il discorso verso argomenti che riguardano la realtà che la circondano, interrogata su date e formule come se nell'era della tecnologia sia fondamentale conoscere a memoria l'anno di nascita di Manzoni, piuttosto che trovare riscontri tra il microcosmo scolastico e quella dei bravi di don Abbondio.
Certo, per fortuna, non tutti i prof sono così: ne conosco tanti che non sono così. Sofia ha trovato sulla sua strada ne trovati solo un paio: docenti "illuminati" che hanno saputo farla appassionare alle loro materie (nelle quali per altro ha voti altissimi), che le hanno dimostrato che c'è ancora chi fa il proprio lavoro con passione e amore. In attesa di sapere come andrà a finire voglio comunque ringraziarle con l'augurio che non perdano mai questi sentimenti di cui gli studenti hanno estremo bisogno.
Ps: è scritto male, lo so. L'ho buttato giù di getto e in uno stato d'animo che non mi permette sottiglie stilistiche e linguistiche.

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