martedì 15 ottobre 2013

#priebke: un altro epilogo per i funerali del boia

C'era un sacco di gente incazzata ad aspettare il carro funebre che da Roma porta la salma del boia delle Ardeatine al convento dei lefebvriani di Albano. C'era pure un neonazista che voleva provare ad avvicinarsi al suo "capitano", ma vista l'aria che tirava ha preferito mimetizzarsi tra quelli che urlavano "assassino" e a quelli che imprecavano contro il prefetto che aveva autorizzato i funerali nella cittadina dei Castelli. Aveva paura, si vedeva. E stava in silenzio. Non ha detto una parola neanche quando gli hanno dato in mano una pietra e gli hanno fatto il segno di lanciare. Ha stretto quel sasso in mano e lo ha scagliato con tutta la forza che aveva sul vetro di quel macchinone nero che gli stava passando davanti. Dentro di sé si sentiva una merda, ma tant'è. Si è guardato intorno sperando che nessun camerata lo avesse visto. Si è solo tranquillizzato quando ha visto quei pochi fascisti che erano arrivati, ma erano tenuti a debita distanza dal cordone di agenti in tenuta antisommossa.

"Ma che ci siamo venuti a fare?" si è detto tra sé e sé. Ecco che ci sei venuto a fare tu e quegli altri venti sfigati di Militia con i caschi in testa? Riprenditene il treno e tornatene a casa scortato dalle guardie, ho pensato io vedendolo. Quanto agli antifascisti: erano tanti. Proprio tanti. Erano già pronti, schierati davanti alla chiesa dove don Pierpaolo Petrucci avrebbe spruzzato d'acqua e di incenso il feretro. Qualcuno ha provato a fermarlo, mentre entrava a San Pio X, ma il prete alla fine è riuscito nell'impresa protetto dalle forze dell'ordine: certo qualche strattonata se l'è presa e pure qualche sputo. Di certo non ha potuto non notare lo striscione "Priebke boia" srotolato proprio all'ingresso del convento e pure un manifesto scritto con i pennarelli: "Mio nonno partigiano vi ha fatto un culo così". Anche il sindaco di Albano era furioso: nessuno lo aveva avvertito di quei funerali e lui, contrario alla cerimonia per il nazista, prontamente aveva firmato una ordinanza per chiudere tutte le strade e impedire così che il feretro raggiungesse la chiesa. Ma ha nulla è valsa la sua protesta: il prefetto di Roma ha subito firmato una contro-ordinanza con la quale si imponeva alla città che ha dato i natali a tanti protagonisti della Resistenza di effettuare il rito funebre di Priebke ad Albano. "Questa città ha dato tante vittime nella lotta partigiana - è sbottato il primo cittadino- e questo è un vero e proprio insulto. Non doveva accadere". Già, non doveva accadere.
Mentre da Milano guardo le immagini in diretta tv del funerale, immagino un epilogo diverso per questa giornata. Al termine della cerimonia il carro è andato via senza nessun problema: del resto cosa poteva succedere con tutta quella polizia a difendere un morto? Io immagino che lungo il tragitto da Albano verso Roma, in uno di quei tratti bui dell'Appia, qualcuno abbia gettato un bel po' di chiodi a quattro punte, di quelli che usavano i partigiani per sabotare i trasferimenti di armi e militari nazisti. Immagino il conducente costretto a fermarsi perché il carro funebre ha tutte le quattro ruote bucate. Immagino lo spavento provato quando si è visto davanti un gruppo di persone incappucciate che lo hanno chiuso dentro mentre prendevano la cassa da morto con il corpo del boia. Immagino i compagni caricare la bara su un furgoncino, immagino la loro rabbia, la loro determinazione e la soddisfazione di un'azione ben riuscita. Non so cosa ne abbiano fatto del cadavere. Qualcuno dice che è stato bruciato e le ceneri disperse a Malagrotta, tra i rifiuti. Qualcuno altro aggiunge che prima è stato impiccato a testa in giù e solo dopo dato alle fiamme: il giusto trattamento che meritano personaggi infami del suo rango. Priebke ha avuto quello che spetta a un boia. Purtroppo non è andata così!

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