venerdì 25 ottobre 2013

George Wright, la vita dell'ultima Pantera Nera in fuga diventa un romanzo

"Sono in pace con me stesso e con la legge", ha detto George Wright quando il suo avvocato gli ha comunicato che gli Stati Uniti, dopo aver esaurito ogni appello nel sistema giudiziario portoghese, avevano chiuso il caso. Non sarà estradato, non trascorrerà i prossimi 22 anni in un carcere americano: la pantera nera George Wright ha vinto! E ora sta pensando di scrivere un libro o fare un film sulla sua vita.  Una vita che sembra davvero un romanzo.
Per quarantun anni George Wright è infatti riuscito a sfuggire alla giustizia americana seminando gli agenti federali in una corsa attraverso tre continenti terminata il 26 settembre 2011 ad Almocageme, un eremo lusitano sull’Oceano Atlantico, tradito da un’impronta digitale.

Se l’Fbi non ha mai cessato di dargli la caccia è perché Wright si è guadagnato sul campo la qualifica di «Most Wanted» che lo ha incluso di diritto nel ristretto gruppo di criminali in cima alla lista dei più pericolosi ricercati. Nel 1962 rapina e uccide il benzinaio Walter Patterson, decorato veterano della Seconda Guerra Mondiale, a Wall in New Jersey, viene condannato a una pena fra 15 e 30 anni e finisce nel penitenziario di Leesburg, nello stesso Stato, ma otto anni dopo riesce a evadere assieme ad altri detenuti.
Il giorno dell’inizio della fuga è il 19 gennaio 1970, alla Casa Bianca c’è Richard Nixon, l’America combatte in Vietnam, il Watergate non è neanche all’orizzonte, il movimento antiguerra dilaga nelle piazze e Wright sceglie la clandestinità per entrare nei ranghi del «Black Liberation Army», l’Esercito di liberazione nero che crede nella lotta armata contro il governo federale. A Detroit vive in una comune, entra in contatto con le Pantere Nere che sfidano l’Fbi e nel 1972, protetto da uno pseudonimo e travestito da prete, sale a bordo di un aereo di linea diretto a Miami, dirottandolo verso Boston. E’ un atto di pirateria aerea che entra negli annali del terrorismo domestico americano perché viene eseguito a nome delle Pantere Nere, riuscendo a mettere in scacco i federali.
I dirottatori sono quattro membri del «Black Liberation Army», inclusa la compagna di Wright, e tre bambini, fra i quali c’è il figlio di appena 2 anni. In volo fumano marijuana, a Boston rilasciano gli 86 passeggeri in cambio di un riscatto di un milione di dollari consegnato da un agente dell’Fbi con indosso solo il costume da bagno e volano verso l’Algeria, dove il governo locale li accoglie e garantisce loro l’immunità, limitandosi a riconsegnare a Washington solo l’aereo e i soldi. Scelgono Algeri perché lì vive esule Eldrige Cleaver, lo scrittore afroamericano titolare dal 1970 di una sede locale delle Pantere Nere. Per l’Fbi è la dimostrazione che Wright è un tassello importante del network rivoluzionario dei nazionalisti neri. I federali tentano il blitz in Algeria ma lui gioca d’anticipo fuggendo in Francia, fra il 1972 ed il 1973.
La fuga assomiglia a un romanzo, perché Wright è capace di precedere sempre di un passo l’Fbi, spostandosi fra Paesi e città assieme a gruppi di differenti militanti. Alcuni dei suoi compagni vengono arrestati e condannati nel 1976 a Parigi, che però si rifiuta di estradarli verso gli Stati Uniti. Questo è il periodo in cui Wright scompare anche dal radar degli ex militanti, mostrandosi consapevole che in America le Pantere Nere sono state infiltrate, decimate e sconfitte dai federali.
Cosa avviene da quel momento di lui è un mistero sul quale gli investigatori stanno ora tentando di fare luce, ma all’inizio degli Anni 80 Wright è in Portogallo, sposa una donna di nome Maria do Rosario Valente, con la quale ha due figli, Marco e Sara, oggi ventenni. Vivono ad Almocageme, un piccolo villaggio portoghese a pochi chilometri dalla Praia da Adraga, la bellissima spiaggia sull’Atlantico a neanche un’ora di auto da Lisbona. Lei è una traduttrice, lui impara alla perfezione il portoghese, come nome sceglie José Luis Jorge dos Santos, originario della Guinea-Bissau, ex colonia portoghese. Non ha un impiego fisso e fa i lavori più diversi: si propone come allenatore di basket di una squadra di adolescenti, gestisce un piccolo stabilimento balneare e, negli ultimi tempi, fa il buttafuori in un nightclub.
Il 26 settembre 2011, Wright è rintracciato dall'Fbi in Portogallo dopo 41 anni di latitanza, incrociando le impronte digitali di Wright dalla prigione del New Jersey con quelle sulla carta d'identità rilasciata dal governo portoghese. Gli Stati Uniti hanno chiesto la sua estradizione, per sbatterlo in galera i restanti 22 anni della sua condanna. Ma la richiesta è stata respinta con la motivazione che Wright ora è un cittadino portoghese. Nel 2012 il caso è stato definitivamente chiuso.

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