giovedì 8 agosto 2013

Femminicidio: la legge contro la violenza sulle donne non vale per leNoTav


Come può una legge che dice di voler tutelare le donne, legalizzare nello stesso tempo le violenze contro le stesse? A rigor di logica non può. Non si può dichiarare di perseguire penalmente un delinquente e contemporaneamente mettergli in mano le armi per uccidere. E' folle. E invece sono riusciti anche a far questo.
Oggi il governo commenta con toni trionfalistici l'approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto che fermerà, a suo dire, i femminicidi in Italia. A parte lo spregevole incoraggiamento alla delazione il cui uso si è rivelato spesso ulteriore forma di violenza nei confronti di persone completamente innocenti da punire per i motivi più disparati (ne so qualcosa, visto che l'ho vissuto sulla mia pelle), si tratta comunque di una presa di posizione contro l'orrore in cui troppe donne ancora oggi sono costrette a vivere. Peccato che il decreto che contiene "disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere" preveda (e precisamente al capitolo 9) un articolo che di fatto incoraggia la violenza e dota di strumenti di repressione le forze armati nei confronti delle donne, e non solo, che si battono quotidianamente contro l'alta velocità in Val Di Susa.
Nell'articolo 10 del capitolo, affettuosamente chiamato #NoTav, si dice infatti che i tutori dell’ordine, quelli che salverebbero le donne, riceveranno più fondi, soldi, armi, poteri nel loro servizio di “controllo del territorio e per la realizzazione del corridoio Torino-Lione”.
Per buona pace di tutte le compagne picchiate, fermate, arrestate mentre difendevano una Valle che lo Stato vuole stuprare. Per buona pace di Marta, che viene fermata, colpita alle spalle, abusata e insultata solo perché era andata a manifestare di notte davanti al cantiere dell'alta velocità battendo sulle reti. La sua testimonianza racconta le manganellate alla schiena mentre è schiacciata per terra dagli scarponi di agenti di cui non riesce neanche a vedere il volto. La notte è satura di gas e lei non è protetta da maschere, a differenza degli agenti. La trascinano in due, uno le stringe il collo, dell’altro restano sul suo braccio le impronte livide della stretta. La trascinano mentre altri intervengono. Uno alza il manganello e le spacca la bocca (6 punti esterni, 2 interni), altri le palpeggiano il seno e il pube. E’ un coro di insulti, un gridare “puttana”. Sanguinante la portano dentro il cantiere, gli insulti e gli sputi continuano, ci sono i magistrati e anche una donna poliziotto che non porta conforto ma altri sputi e insulti e molestie verbali.
La legge contro la violenza sulle donne dovrebbe punire questi abusi e invece li incentiva. Non c'è logica in tutto questo. Per le donne violate esigiamo rispetto. Se il carnefice è pagato dallo
Stato ne esigiamo di più, non di meno.

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